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No, non si può essere soddisfatti. Non si può esserlo perché se non si vincono le partite che si possono vincere, non si può certo sperare di vincere quelle dove oggettivamente l’avversario è più forte. Non genera infatti soddisfazione, ma casomai un po’ di frustrazione, continuare a tenere il vano conto delle mete che si potevano segnare e non sono state segnate e di quelle che non si dovevano subire e sono state subite, soprattutto quando, alla fine la differenza tra le contendenti è di una sola meta.
Il bilancio non può essere positivo quando alla cifra finale, “dopo la virgola”, manca sempre qualche decimo, per raggiungere l’unità.
E’ doveroso ricordare che stiamo parlando di una tappa del Superchallenge U14 e dunque, il fatto di mostrarsi comunque in grado di competere su di un piano di sostanziale equilibrio con molte delle squadre partecipanti, è indice che i passi in avanti compiuti non sono pochi e che i nostri ragazzi sono in grado di esprimere anche a questo livello un buon potenziale. E tuttavia proprio per questo, il rammarico – e dunque la insoddisfazione – sono maggiori.
Le ragioni di questa premessa non stanno nell’esito in sé del torneo giocato a L’Aquila dalla U14 dell’Amatori Napoli e concluso con un 10° posto (su 12 squadre), frutto di tre sconfitte ed una vittoria, ma, come sempre, nel racconto di quel che è avvenuto sul campo.
Ad eccezione infatti della prima partita giocata e persa contro un avversario fuori dalla nostra portata (il Villa Pamphili che con merito vincerà il torneo, ma al quale per lunghi minuti è stata opposta comunque una fiera ed efficace resistenza), le altre due sconfitte, non solo erano evitabili, ma segnano esattamente la misura necessaria a colmare il bicchiere che se pure fosse pieno a metà, resterebbe comunque sul tavolo in attesa di essere riempito prima di poterne bere il contenuto (avete mai chiesto un “mezzo” boccale di birra?).
Nella seconda partita del girone il nostro avversario è l’Avezzano, squadra molto solida, che abbiamo visto più volte quest’anno conseguire lusinghieri risultati e che già ci aveva sconfitto in maniera piuttosto netta al torneo di Colleferro. I primi fatali minuti concedono agli abruzzesi un vantaggio di due mete, che sarà purtroppo solo dimezzato (14-7) nel resto di una partita peraltro quasi interamente dominata dall’Amatori Napoli. Il bicchiere a questo punto stenta a riempirsi.
Per il prosieguo del torneo le due sconfitte collocano l’Amatori nella fascia bassa della classifica (9° – 12° posto), ma restano due partite da disputare e c’è voglia di riscatto.
In semifinale ci attendono i padroni di casa de L’Aquila e in questo caso i motivi di soddisfazione prevalgono. Non solo per la vittoria (7-0) conseguita, ma per lo spirito indomito che i ragazzi hanno dimostrato di avere, resistendo ad un assedio che è durato ben oltre il tempo ‘ordinario’ della partita, prolungato dall’arbitro con una serie infinita (e un po’ sconcertante) di punizioni a favore dei nostri avversari. Questo lunghissimo assedio si è svolto praticamente tutto a 10, 5, a volte anche solo a 2 metri dalla linea di meta, ma il muro eretto dall’Amatori, reso solido dalla determinazione di tutti e dal particolare sacrificio fisico di alcuni, si è mostrato invalicabile per i giovani aquilani. Una bella vittoria, appena un po’ sporcata da un eccesso di reattività post partita, sicuramente dovuto anche all’eccesso di adrenalina messa in circolo durante un incontro molto “fisico”.
Se arrivasse una ulteriore vittoria anche nella “finalina” per il 9/10 posto non cambierebbe di molto la nostra classifica e non avremmo forse ragioni per brindare, ma potremmo dissetarci a quel bicchiere forse sufficientemente pieno. Ed invece arriva un’altra sconfitta, che, senza togliere meriti al Sambuceto, che a differenza dell’Amatori ha saputo credere nella vittoria, appare un generoso regalo agli avversari. Dopo essere passata in vantaggio, anche con una certa facilità, l’Amatori infatti si spegne e, con poche eccezioni, l’atteggiamento tenuto in campo non è neanche lontanamente paragonabile a quello che ha caratterizzato la partita precedente. Finisce come deve finire: il Sambuceto segna, con lo stesso giocatore e più o meno nello stesso incontrastato modo, due mete, rendendo certamente migliore il suo torneo e peggiore il nostro.
La serena convinzione che tutta la distanza con alcune realtà non è realisticamente colmabile, meno che mai in questo finale di stagione, non elimina la avvertita necessità di provvedere, se possibile, ad aggiungere i tasselli mancanti ad una immagine che è apparsa comunque parzialmente incompiuta.
Si è più volte ribadito che non è questa la sede dove svolgere analisi tecniche, tanto più considerato che si tratta pur sempre di una squadra Under 14, che tra l’altro quest’anno si particolarmente distinta anche sul piano dei risultati strettamente sportivi. Ed allora ci si può limitare ad esprimere l’auspicio che riemerga, prendendo il sopravvento sulla comprensibile stanchezza e sulla reattività emotiva alle situazioni contingenti, la voglia di divertirsi giocando, che in questa ultima occasione non è sembrata sempre accompagnare i ragazzi. Condividere con i compagni la gioia di praticare questo sport e andare in campo per divertirsi insieme a loro è uno straordinario propellente per raggiungere risultati (sperati e non) e le risate sono un innesco molto più efficace delle lacrime.